Dovendo scegliere per forza fra incenerimento e discarica, preferirei la discarica, meglio se dopo un rapido trattamento (pressofusione?) per trasformarla in blocchi riducendone drasticamente la superficie e quindi la degradabilità. Diventerebbe, secondo me, un vero "pozzo di carbonio". Ma anche gli usi durevoli (staccionate, edilizia, ecc) dovrebbero essere dei buoni "pozzi di carbonio". Insomma, qualsiasi cosa ma non bruciarla (e non disperderla, men che meno finemente sminuzzata).
Il deposito di carbonio è relativo, in quanto i processi di ossidazione degradano anche la plastica e producono emissioni di CO2, alle quali va aggiunto il percolato per l’azione erosiva delle precipitazioni, con il relativo rilascio di sostanze tossiche e di microplastiche. Tutto questo è valutato negli LCA dei prodotti in plastica.
Per gli altri usi, si tratta di un deposito temporaneo, con i rischi che ho elencato nella Pillola, ragione della mia (e non solo) contrarietà alle soluzioni come quelle del consorzio CoRePla, per esempio.
Un deposito è considerato temporaneo fino a un secolo: tutte queste soluzioni di downcycling hanno cicli di vita inferiori.
Certamente, la soluzione in discarica produce meno danni e più facilmente contenibili dell’incenerimento. Pienamente d’accordo con te su questo, ma abbiamo a disposizione le tecnologie per ridurli al massimo ed evitare di continuare a estrarre petrolio per produrre plastica vergine.
Dovendo scegliere per forza fra incenerimento e discarica, preferirei la discarica, meglio se dopo un rapido trattamento (pressofusione?) per trasformarla in blocchi riducendone drasticamente la superficie e quindi la degradabilità. Diventerebbe, secondo me, un vero "pozzo di carbonio". Ma anche gli usi durevoli (staccionate, edilizia, ecc) dovrebbero essere dei buoni "pozzi di carbonio". Insomma, qualsiasi cosa ma non bruciarla (e non disperderla, men che meno finemente sminuzzata).
Alessandro Brollo
Ciao Alessandro, grazie per il tuo commento!
Il deposito di carbonio è relativo, in quanto i processi di ossidazione degradano anche la plastica e producono emissioni di CO2, alle quali va aggiunto il percolato per l’azione erosiva delle precipitazioni, con il relativo rilascio di sostanze tossiche e di microplastiche. Tutto questo è valutato negli LCA dei prodotti in plastica.
Per gli altri usi, si tratta di un deposito temporaneo, con i rischi che ho elencato nella Pillola, ragione della mia (e non solo) contrarietà alle soluzioni come quelle del consorzio CoRePla, per esempio.
Un deposito è considerato temporaneo fino a un secolo: tutte queste soluzioni di downcycling hanno cicli di vita inferiori.
Certamente, la soluzione in discarica produce meno danni e più facilmente contenibili dell’incenerimento. Pienamente d’accordo con te su questo, ma abbiamo a disposizione le tecnologie per ridurli al massimo ed evitare di continuare a estrarre petrolio per produrre plastica vergine.